Nell’ottica ottusa e miope di questa gretta “classe dirigente” (perché di fatto, al momento, dirige) la cosa importante è costruire OGGI.
Perchè questo vuol dire lavoro per qualche mese.
Questi mattacchioni di trogloditi dovrebbero rileggersi la fiaba de “La gallina dalle uova d’oro”.

Dove sei Pasolini, in questa Italia da 2 soldi?

“Chi vuole, invece, il «progresso»? Lo vogliono coloro che non hanno interessi immediati da soddisfare, appunto, attraverso il «progresso»: lo vogliono gli operai, i contadini, gli intellettuali di sinistra. Lo vuole chi lavora e chi è dunque sfruttato. Quando dico «lo vuole» lo dico in senso autentico e totale (ci può essere anche qualche «produttore» che vuole, oltre tutto, e magari sinceramente, il progresso: ma il suo caso non fa testo). Il «progresso» è dunque una nozione ideale (sociale e politica): là dove lo «sviluppo» è un fatto pragmatico ed economico.”

Per questa “classe dirigente” la ruspa equivale a sviluppo. Salvo poi parlare di turismo d’élite.
Da un lato si fanno stucchevoli passerelle convegnistiche in cui si ripete l’ipnotico mantra della nostra vocazione turistica (certo, però basta superare lo Stretto per rendersi conto di come l’intero pianeta abbia tali vocazioni), dall’altro non la si rende mai adulta, con continue costruzioni e lottizzazioni. Nessuna risorsa per educare all’accoglienza turistica.

Quanti metri cubi di cemento sono necessari secondo questi sciamannati per rendere memorabile la vacanza di un turista?

E’ cimento intellettualmente troppo arduo rendersi conto che il mare “non ce l’abbiamo solo noi”, che il Barocco (e non solo quello) è anche bello altrove (a volte anche più bello, Lecce è splendida, ma… ssshhh…), che un visitatore se ne fotte se il lungomare di Marina di Ragusa è raddoppiato in termini di mattonelle, quando poi viene servito come se avesse fatto un torto alla sorella del cameriere (cameriere? Dove si è formato quel figuro insofferente per appellarsi così?), in locali stipati come allevamenti di polli in gabbia, in un approccio alla battigia che sempre più somiglia ad uno svincolo autostradale.
Ho letto che ancora vogliono sfruttare il piano sotto-stradale (leggasi scogliere), in via Bisani. Livelli sempre più raffinati di strategie meta-imprenditoriali da delirio. Perfetto complemento di un Porto Turistico semi-vuoto (o semi-pieno, aprirei un “Tavolo tecnico” per dirimere la questione).
Però sono tutti potenziali cantieri aperti e questo è argomento chiaro e apprezzato da chi ci potrà lavorare qualche settimana e camparci la famiglia per qualche tempo. Quindi è argomento inconfutabile.

Si vaneggia di turismo come se il turista-tipo fosse contemporaneamente una coppia di colti pensionati nord-europei, una famiglia con bimbi al seguito in cerca di relax, un gggiovane mariadefillippato in disperata ricerca di movide notturne de noantri, famiglie ragusane al pascolo serotino, ricchi yachter battenti bandiere panamensi che sosterebbero a Marina di Ragusa per diverse settimane, rapiti dal grigio color Portland dei suoi manufatti e dall’impellenza di giocare a golf laddove l’erba verde in estate sta ai cicli della natura come la neve al Sahara. Però capisco la storia che i giocatori di golf amino muoversi per circuiti, bla…bla…bla…

La questione è che bisogna avere il coraggio di scegliere su chi puntare e l’intelligenza di comprendere a quale turismo noi comunità possiamo attingere e costruire uno, massimo due, prodotti a misura di quel target.
Non si può accontentare tutti, se non si vogliano scontentare tutti, rendendo indefinita la silhouette, sempre più tenue ma dalla ancora immaginabile passata bellezza, di un intero territorio.
Non possiamo permetterci di speculare, per ignoranza e dolo (politicanti e palazzinari), sul passato e sul futuro di un’intera Comunità.
Altrimenti i risultati saranno gli alberghi vuoti di quest’estate e le facce stolide e stupite e gli scarica barile della politica cortomirante. “Ah, ma è colpa della crisi… Apriamo una cabina di regia!”

E il vociferato pozzo petrolifero a 7 km dalla costa è la garanzia che io e i turisti ci faremo il pieno alla macchina col secchiello e le formette.

Paolo Battaglia
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