Ciò premesso, è ovvio che esiste un livello di indebitamento che potremmo definire fisiologico e un livello oltre il quale l’indebitamento può considerarsi una patologia, cronica o acuta.
In ogni caso, se ti trovi in una situazione di grave indebitamento, suggeriamo una strategia basata su una serie di passi successivi che ti permetterano di uscire dal pantano e tornare in piedi.
Ogni passo dovrà essere completato e tenuto sotto stretto controllo prima di passare al passo successivo. La chiave di tutto è proprio l’ordine.
La prima cosa che devi fare è sapere dove ti trovi, cioè aver chiaro a quanto ammonta il tuo indebitamento complessivo.
Questo è composto non solo dalle somme dovute a banche ed altri fornitori, ma anche da quanto devi al fisco, alle gestioni previdenziali, ai dipendenti. Devi anche considerare tutti quei rapporti che non sono ancora un debito ma che lo diventeranno presto (servizi in corso di erogazione, somministrazione di utenze, ecc.). Per ognuno di questi importi devi indicare la scadenza e una nota che ne indichi la priorità in termini non cronologici ma di “gravità” del rapporto debitorio e di “petulanza” del creditore, in modo che tu possa avere la possibilità di creare una “scaletta” dei debiti in ordine di urgenza ed anche di importanza.
Probabilmente, se sei in una situazione di emergenza, non ti sembrerà questo il momento di riconfigurare l’organizzazione della tua gestione finanziaria, quando c’è l’emergenza non puoi pensare alla causa dei problemi, perché se il tuo conto è in fiamme devi spegnere l’incendio. Però non puoi esimerti dall’iniziare a lavorare su un’ottica di medio lungo periodo perché tu non ricada più nella stessa situazione di facile infiammabilità.
Mi capita spesso di ascoltare clienti in difficoltà finanziaria affermare che la soluzione a tutti i loro problemi si ridurrebbe nel semplice disporre di una più ampia disponibilità di denaro liquido.Nella gran parte dei casi, questo atteggiamento assomiglia alla richiesta di un tossicodipendente che si illude di poter risolvere tutti i suoi problemi con altra droga (i soldi, nel nostro caso), finendo col cadere in una spirale senza fine.
Invece, parallelamente alla cura dell’emergenza è necessario mettere in atto interventi strutturali che da una lato consentano di ripensare strategicamente il posizionamento commerciale dell’impresa, dall’altro (cosa spesso, più difficile) è necessario porre in essere azioni riguardanti l’organizzazione aziendale, la responsabilizzazione e l’educazione ad un uso responsabile del denaro. Infatti, soprattutto per le microattività in cui c’è spesso commistione tra finanza personale e familiare e finanza aziendale, è necessario lavorare anche sul proprio rapporto con il denaro, sulla propria propensione al consumo, sulla percezione tra il proprio potere d’acquisto, la propria tendenza all’indebitamento e la percezione della propria ricchezza reale.
E’ anche importante, mentre si cerca di affrontare l’emergenza, cercare di tamponare le emorragie di denaro, cioè tagliare tutti quei costi non necessari che sono cresciuti magari in un periodo di “vacche grasse” ma che ora vanno radicalmente messi sotto una lente d’ingrandimento e ridotti. E si può andare da abbonamenti a riviste inutili, ad abitudini costose, quali le cene e i pranzi di lavoro, all’assenza di controllo sulle spese telefoniche o sulle assicurazioni degli automezzi. Vedrete che, una volta rimessa in piedi l’azienda, vi ritroverete un’azienda più snella nei costi e più redditizia. Ogni momento di crisi va visto come un’opportunità, se sappiamo apprendere dagli errori.
Voglio dire anche una cosa spiacevole ma che ritengo importante. A volte si dovrebbe avere la ludicidità di prendere atto che risolvere una situazione d’indebitamento con altro indebitamento o traslando nel tempo il debito (come in certe operazioni di consolidamento del debito a breve) non fa che rinviare al futuro una situazione irrimediabilmente deteriorata, rendendola solo peggiore. Questo accade, soprattutto, quando, accanto ad una situazione di crisi finanziaria, l’azienda sperimenta anche una crisi di tipo commerciale. Tra le varie ipotesi, oltre a quelle finalizzate al rilancio dell’azienda, esiste anche la dolorosa decisione di chiudere l’attività. Non serve svuotare l’acqua da un battello che prende più acqua di quanta ne possiamo buttar via.
Di questo tipo di situazioni parleremo con maggior dettaglio in un altro post. Nel prossimo post continueremo invece a parlare delle situazioni di indebitamento grave.
Paolo Battaglia - author
Paolo Battaglia, è laureato in Economia e Commercio presso l’Università di Messina, con Master in Business Administration presso la Central Connecticut State University, ICAEW Sustainability Certificate, IIEEL Certified ESG Professional (CESG Pro-Associate Level), Dottore Commercialista, Revisore Legale e ICAEW Chartered Accountant (Institute of Chartered Accountants in England and Wales), membro della ICAEW Financial Reporting Faculty e della ICAEW Corporate Finance Faculty, con 25 anni di esperienza in Italia e all’estero nel guidare la crescita organizzativa, finanziaria e i processi aziendali delle PMI.
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