Mentre negli ultimi anni le grandi imprese si sono allineate ai modelli anglosassoni più avanzati, in Italia, l’attenzione dell’imprenditore medio-piccolo è tutta concentrata sulle attività di natura consuntiva: gestione fiscale, contabilizzazione, gestione degli incassi, dei pagamenti e degli sbilanci sui conti correnti.
L’importanza della gestione finanziaria la si percepisce solo in momenti di tensione finanziaria, spesso quando può essere troppo tardi.
Mancano quasi del tutto le attività relative alla programmazione del futuro dell’impresa e alla sua gestione, ad esempio:
Gestione della struttura finanziaria e delle garanzie:
Consiste del governo della leva finanziaria. Spesso l’impresa spinge l’indebitamento al massimo consentito dalla banca, senza alcuna considerazione del rapporto tra debiti onerosi e mezzi propri, cosa che, tra l’altro, determina ripercussioni immediate in termini di rating e Basilea 2.
Alle richieste di garanzia patrimoniale da parte del sistema bancario il piccolo imprenditore ha spesso risposto fornendo garanzie personali piuttosto che aumentando il patrimonio aziendale, determinando debolezza patrimoniale dell’impresa, e aumentando la dipendenza dell’imprenditore e dell’impresa dalla banca.
Gestione della tesoreria e delle scadenze:
L’azienda non è in grado di conoscere il proprio cash flow reale (non quello, a volte, fornito come funzione automatica, dai software di contabilità consuntiva) o, tanto meno, previsionale. Mancando, nella generalità dei casi, di un business plan vero, in assenza di un’attività di pianificazione dei fabbisogni finanziari, le scadenze dell’indebitamento non tengono conto del cash flow generato dalla gestione, finendo con il cadere con casualità temporale, in assenza di gestione e coordinamento con le scelte strategiche di business, creando potenziali situazioni di tensione finanziaria. Oppure si ritrova con frequenti sconfinamenti rispetto al fido (con i costi che ne conseguono), o con più conti con saldo con segno opposto.
Gestione delle relazioni bancarie:
Il piccolo imprenditore tende a non considerare la banca come un proprio fornitore strategico. Ha spesso basato le proprie relazioni con la banca sulle relazioni personali con i dipendenti bancari, sistema entrato in crisi con il processo di acquisizioni e trasformazioni delle grandi banche e con le relative politiche di rotazione del personale.
Gestione dei rischi di cambio, di tasso e di prezzo delle materie prime:
Si tende ad adottare un atteggiamento passivo nei confronti di questo genere di rischi, cercando di correre ai ripari solo al momento della manifestazione contabile (fatturazione per il rischio di cambio), senza prevedere politiche strutturali di copertura del rischio.
Gestione dei tassi di mercato:
Ad esempio, la variazione dell’Euribor a 3 mesi viene, di norma, subìta passivamente dall’impresa.
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Paolo Battaglia - author
Paolo Battaglia, è laureato in Economia e Commercio presso l’Università di Messina, con Master in Business Administration presso la Central Connecticut State University, ICAEW Sustainability Certificate, IIEEL Certified ESG Professional (CESG Pro-Associate Level), Dottore Commercialista, Revisore Legale e ICAEW Chartered Accountant (Institute of Chartered Accountants in England and Wales), membro della ICAEW Financial Reporting Faculty e della ICAEW Corporate Finance Faculty, con 25 anni di esperienza in Italia e all’estero nel guidare la crescita organizzativa, finanziaria e i processi aziendali delle PMI.
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