Continuiamo a parlare di CRISI D’IMPRESA. 


E’ fisiologico che qualunque impresa sana sperimenti momenti di maggiore fabbisogno di liquidità e, conseguentemente, qualche tensione finanziaria, soprattutto se l’azienda si sta espandendo o si prepara ad affrontare nuovi mercati, o, semplicemente, mantiene la propria posizione in un periodo di trasformazione dei mercati. Ed è in questa fase che si utilizzano varie forme di finanziamento, dalla ricapitalizzazione all’indebitamento, niente di male. Ma come accorgersi che una situazione che appare sana, in realtà, magari già da qualche anno, nasconde una situazione che meriterebbe attenzione, anche se ancora non sperimentiamo tensioni finanziarie? Una delle vere difficoltà è proprio quella di individuare i sintomi di una crisi d’impresa possibilmente PRIMA che questa diventi tanto grave da richiedere interventi drastici, necessari, però, quando la situazione si è deteriorata. 

Dell’individuazione di questi segnali, più specificamente, parlerò in successivi post.

Per ora mi preme chiarire che, prima di prendere qualunque decisione per affrontare una tensione finanziaria “importante” è necessario preliminarmente distinguere tra CRISI ECONOMICA e CRISI FINANZIARIO-PATRIMONIALE. 

Se l’azienda si dovesse trovare in una situazione di carenza cronica di liquidità dovuta a un utile operativo troppo basso (cioè, dacrisi economica), ulteriore indebitamento bancario non farebbe che peggiorarela situazione, spostando solo nel tempo i problemi, introducendo anche il rischio di INSOLVENZA (deficit finanziario) o, se la crisi finanziaria dovesse protrarsi nel tempo e diventare IRREVERSIBILE, giungendo al rischio di DISSESTO (deficit patrimoniale).


La crisi economica (l’economicità)

La crisi economica può essere congiunturale e circoscritta, magari legata solo ad un periodo di contrazione dei mercati tra quelli serviti dall’impresa, o può essere per sua natura, o diventare, se si protrae nel tempo, una crisi economica strutturale. Nel primo caso, l’azienda con sufficienti polmoni finanziari ha il tempo di studiare vie d’uscita e soluzioni (diversificazione, differenziazione, politiche di prezzo o di prodotto, può investire in pubblicità e promozioni, può ridurre i costi fissi), cogliendo le opportunità che spesso le crisi offrono. O può, più semplicemente, resistere al momento congiunturale per ritrovarsi pronta a ripartire quando la tempesta sarà passata.

Alle imprese finanziariamente poco elastiche tutto questo è precluso e una riduzione del fatturato o un appesantimento della struttura dei costi non faranno che peggiorare la loro posizione nei confronti di fornitori, dipendenti, clienti e banche.

Una crisi economica, può nascere per diversi motivi, spesso concomitanti o interconnessi tra loro:

  • Obsolescenza del prodotto o del servizio offerti
  • Inefficienze gestionali, palesi o occulte, all’interno dell’area produttiva, commerciale o amministrativa, eccessivi costi fissi, margini di contribuzione risicati, pesanti oneri finanziari o perdite su crediti
  • Rigidità della struttura produttiva, non in grado di adeguarsi velocemente al cambiamento
  • Carenze nella capacità di programmazione e perdita di competitività dovute scarsa capacità di innovazione di prodotto o di processo.
  • Diminuzione o crollo improvviso della domanda, per crisi economica generale o per crisi di prodotto. Sono quei casi in cui un’azienda ha sottovalutato di sottoporsi, periodicamente ad un’analisi SWOT (è un’analisi con cui si osservano, oltre ai propri punti di forza e di debolezza, anche le MINACCE e le opportunità). Se un’azienda basa il proprio core business su un mercato fortemente influenzato dall’esistenza di una legge nazionale che impone l’uso di un prodotto, la modifica di quella legge può comportare la caduta del proprio fatturato. Lo stesso dicasi per quelle imprese che operano con aziende dove è presente un forte rischio paese.
Il principio di economicità, in ogni caso non deve solo limitarsi alla remunerazione dei fattori produttivi con i ricavi di vendita, ma anche e, soprattutto, tendere allo sviluppo. Se, prospetticamente, i costi previsti appaiono superiori a quelli storici, non sarà sufficiente reintegrarli, perché si troverà presto, comunque, in una situazione di squilibrio. Quindi si potrà parlare di crisi come difetto di economicità anche in questa prospettiva temporale. E’ proprio per questo motivo che l’equilibrio economico viene considerato l’equilibrio più importante, perché se l’equazione RICAVI = COSTI (nell’accezione prospettica di cui sopra) risulteranno pregiudicati sia l’equilibrio e le dinamiche finanziarii che la struttura patrimoniale.