Dopo la elaborazione del piano, si passa al processo di programmazione, con la definizione degli obiettivi di breve periodo (1 anno). Appare ovvio che non ha alcun senso programmare quel che accadrà nei prossimi mesi se non inquadrando tutto in un’ottica di più ampio respiro. A cosa serve arrivare efficentemente a Londra se in realtà intendevamo arrivare a Ginevra?

La programmazione attua il controllo di gestione, infatti lo strumento utilizzato è il budget, affiancato dal relativo report e dall’analisi degli scostamenti.

Gli obiettivi di breve periodo sono eminentemente di tipo quantitativo, a differenza di quelli strategici che sono spesso di tipo qualitativo. Esempi di obiettivi specifici sono il volume delle vendite o il reddito atteso, importi che devono essere coerenti con gli obiettivi di piano. Inoltre è questo il momento in cui vanno valutate e assegnate le responsabilità ai diversi organi aziendali.

In pratica si procede con le predeterminazione dei costi e dei ricavi.
Si formulano successivamente standard di qualità e di prestazioni che poi vanno trasformati in standard di costo.
Infine si prepara il budget vero e proprio, cioè un insieme coordianto di previsioni tra loro collegate e determinate spesso in modo iterativo. Ad esempio, le previsioni di vendita non sono attendibili senza conoscere le previsioni di produzione che dipendono dalle previsioni della manodopera necessaria. Il budget, come si diceva è un programma annuale, spesso articolato per trimestri o mesi ed organizzato per centri di responsabilità.

(continua)


Paolo Battaglia