Siamo alla quarta parte della nostra digressione su finanza agevolata, crescita d’impresa e rischio di crisi finanziaria, avendo già discusso dei primi 2 stadi di 7 che, dalla crescita, possono persino portare all’insolvenza e da qui, con le giuste azioni, al pieno recupero.
Stadio 3: Sofferenza finanziaria
Se non si intraprendono azioni per porre rimedio a rendimenti molto sotto le aspettative (vedi post precedente), si può presto giungere ad una situazione di tensione finanziaria. Un periodo di tensione finanziaria non è ancora una crisi conclamata. In questo stadio delle cose ancora non si deve pensare che inevitabilmente le cose volgeranno ad un fallimento o a qualche altro intervento di tipo concorsuale, giudiziario o extra-giudiziario. Se l’imprenditore non ha ancora intrapreso alcuna azione per ristrutturare il debito o per risolvere potenziali problemi finanziari, questo è il momento giusto per agire.
Essendo giunti in una situazione di tensione finanziaria, è probabile che ci si vorrà rivolgere a qualche professionista esterno per intervenire e riportare l’impresa ad una gestione corretta e a performances soddisfacenti.
Come gia sappiamo, analogamente a quanto accade con le malattie, individuare tempestivamente ed intervenire sollecitamente sarà di vitale importanza per un buon esito dell’azione di ristrutturazione. Più tempo l’imprenditore avrà e più soluzioni avrà a disposizione per salvare il suo business. Mentre è quasi impossibile agire troppo presto per salvare il proprio business, è facile finire con l’agire troppo tardi. Questo è un problema molto diffuso tra gli imprenditori, spesso riluttanti a prendere in considerazione l’idea di cercare l’assistenza di un commercialista specialista in crisi d’impresa e ristrutturazioni. Agire tempestivamente può fare la differenza! Se lìimprenditore si rivolge allo specialista all’ultimo minuto potrà essere estemamente difficile per il professionista intraprendere strade diverse da quelle previste dall legge fallimentare.
I SEGNALI DELLA PRESENZA DI SOFFERENZA FINANZIARIA:
1. Flussi di cassa.
Il primo segnale che le cose non stanno andando come dovrebbero è una costante mancanza di liquidità. Gli anglosassoni usano dire che nella gestione d’impresa “Cash is King”, sottolineando con questo l’importanza della liquidità. Tutte le attività economiche soffrono di periodi di punta incui la cassa è stretta, ma se il cash flow resta un continuo problema, il business è in una situazine di rischio. Se l’impresa spende per un lungo periodo e continuativamente più di ciò che incassa, anche in presenza di margini alti, e a meno che il tutto non sia frutto di una scelta programmata (come accade durante il lancio di un nuovo business), si giungerà presto a generare problemi finanziari.
2. Interessi passivi eccessivi (anche in termini di incidenza sugli utili o sul fatturato).
Questo segnale indica una scarsa salute finanziaria e può essere un segnale che può essere letto persino dalla banca stessa come un segnale di allarme. Quando la banca vende l’impresa come un cliente a rischio, finanziarsi diventerà ancora più costoso. Un segnale di una situazione considerata allarmante è anche il ricercare, da parte della banca, di garanzie personali ogni volta che il cliente chiede ulteriori finanziamenti.
3. Non arrivare quasi ad onorare i pagamenti in scadenza.
Tutte le imprese possono mancare un pagamento o dimenticare il pagamento di una fattura, ma se la frequenza con cui questo accade accelera, è il segnale che l’azienda è sottofinanziata. Questo diventa particolarmente grave con le rate di mutui o con le scadenze fiscali. Con i fornitori, la cosa può essere altrettanto grave, con l’aggravante che può generare una cattiva reputazione.
4. Allungamento dei giorni creditori o debitori.
Se l’impresa dovesse vedersi costretta ad allungare i giorni di incasso, volente (come strategia) o nolente (clienti non facilmente pagatori) e senza supporto finanziario bancario o interno (cash flow), o se comunque l’impresa si vede costretta a chiedere di prolungare i termini di pagamento dei creditori, la situazione potrebbe portare a problemi di cash flow e alcuni fornitori potrebbero decidere di tagliare l’erogazione di servizi o materie prime fondamentali. Entrambi gli indici di rotazione (clienti e fornitori) andrebbero comunque investigati per comprendere se variazioni molto evidenti costituiscono il segnale di altri è più gravi problemi (problemi non finanziari ma economici, ad esempio commerciali, cioè di mercato).
5. Erosione dei margini.
Il margine è dato dalla differenza tra ricavi e costi. Ogni imprenditore sa che nel lungo periodo la sopravvivenza del business è assicurata solo se ci sono profitti, non fatturato. Il fatturato è quasi un dato di “vanità”, il profitto è la vera “sostanza” in un’impresa, in termini di successo, remunerazione del capitale investito e sopravvivenza. Margini in caduta libera suggeriscono che i costi sono troppo alti e che i prezzi o i ricavi troppo bassi, e questa non è una situaizone sostenibile.
6. Senso di infelicità!
Questo potrà sembrare semplicistico o poco tecnico, ma un business che sperimenta stress finanziario raramente è un business felice. Proprietari e dirigenti che colgono che qualcosa non vva, che il business non funziona (senza comprendere esattamente cosa) lavorano in condizioni di stress e di tensione. Iniziano a tagliare a caso nel tentativo di risparmiare, o effettuano repentini cambi di strategia per cercare di rivivificare le cose. Molti tra i dipendenti più qualificati possono trovarsi nelle condizioni di cercare migliori condizioni altrove, dimettendosi tutti nel giro di poco tempo.
Tutti questi sono segnali che il business si trova su una pericolosa curva di declino e che sono diventati urgenti interventi per riportare le cose sulla giusta carreggiata.
(Continua…)
Prossimo post:
Stadio 4: Crisi
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Paolo Battaglia
Dottore Commercialista in Ragusa e ACA Chartered Accountant (ICAEW) a Londra
Paolo Battaglia - author
Paolo Battaglia, è laureato in Economia e Commercio presso l’Università di Messina, con Master in Business Administration presso la Central Connecticut State University, ICAEW Sustainability Certificate, IIEEL Certified ESG Professional (CESG Pro-Associate Level), Dottore Commercialista, Revisore Legale e ICAEW Chartered Accountant (Institute of Chartered Accountants in England and Wales), membro della ICAEW Financial Reporting Faculty e della ICAEW Corporate Finance Faculty, con 25 anni di esperienza in Italia e all’estero nel guidare la crescita organizzativa, finanziaria e i processi aziendali delle PMI.
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