Si parla negli ultimi tempi di banche e credit crunch. Il credit crunch è l’immancabile anglicismo con cui si indica la restrizione dell’erogazione di credito a privati o aziende da parte del sistema bancario.

Questa restrizione può essere dovuta a una serie di fattori. Ad esempio negli USA si sta verificando un periodo di credit crunch a seguito della crisi dei mutui subprime, cioè dei mutui concessi con facilità anche a clienti al limite della solvibilità, crediti che poi venivano rivenduti dalle stesse banche cartolarizzandoli e scaricando il rischio di insolvenza del cliente su chi comprava CDO, MBA, ecc.

Essendo venuta meno la possibilità di cartolarizzare questi crediti, le banche non potranno cedere con altrettanta facilità i mutui e dovranno accollarsi i relativi rischi e sofferenze. Per questo motivo saranno meno propense a concedere con facilità credito. Come abbiamo già visto, la contrazione del credito pone le condizioni per un calo delle quotazioni immobiliari e per l’economia in generale, con ripercussioni anche sui consumi e sul credito al consumo.

In un quadro di contrazione generale dell’economia, le banche sono indotte a dare un’ulteriore stretta alla concessione di crediti, creando un meccanismo visioso.

Questo è quel che si teme accada anche in Europa e in Italia, tra visioni ottimistiche e pessimistiche, tra rassicuranti prese di posizione governative e grida d’allarme…


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