Continuiamo con le nostre riflessioni riguardanti la crescita d’impresa e gli investimenti, agevolati e non, e il correlato e subdolo rischio di crisi.

Ci siamo prefissi di trovare un metodo per distinguere tra un mero momento di difficoltà finanziaria e un vero e proprio declino del proprio business, sottolineando come la pratica professionale porti ad individuare 7 stadi che, dalla crescita, possono portare all’insolvenza e da qui, auspicabilmente, al pieno recupero.

Stadio II: Rendimento sotto le aspettative

I primi segnali di un rendimento sotto le aspettative possono essere difficili da individuare. A meno che non accada un disastro improvviso e catastrofico (un’improvvisa perdita di personale-chiave, un nuovo concorrente con prodotto migliore o con prezzi più bassi, ecc.) è possibile che un’impresa lavori apparentemente con successo mentre le cose sotto la superficie stanno andando male.

Qui è dove proprietari e managers hanno bisogno di guardare con attenzione ai misuratori e indici di cui abbiamo parlato e che dovrebbero aver precedentemente identificato. I prodromi di una segnalazione di problema possono includere un saldo bancario più basso del previsto, un uso inaspettato delle scoperture bancarie o margini di profitto più bassi. Cioè segnali che indicano costi di produzione o spese generali che crescono più velocemente dei ricavi.

Una situazione di questo tipo potrà essere gestita per brevi periodi e solo se l’impresa sarà consapevole di ciò che sta accadendo. Se l’inflazione fa innalzare i costi o se i tassi di cambio variano rendendo gli acquisti più cari, potrebbero essere richiesti interventi per mantenere i margini attesi. Le imprese con forte indebitamento bancario dovrano tenere sott’occhio con particolare attenzione le variazioni dei tassi di interesse praticati, soprattutto se l’azienda è stata abituata, come in questi ultimi anni, a tassi d’interesse relativamente bassi. Oggi molte imprese non sarebbero in grado di restituire il debito bancario se solo i tassi d’interesse si rialzassero anche di poco. E solo 6 mesi fa le imprese in queste stesse difficoltà erano molto meno, soprattutto qui in Italia, e non solo al Sud.

In questa fase anche molti imprenditori senza troppa preparazione finanziaria o contabile iniziano a rendersi conto, anche prima di una crisi conclamata, che le cose non stanno andando come dovrebbe. Il business è sott’acqua. Potrebbe non essere niente di serio o potrebbe essere l’inizio di qualcosa di grave.

Il miglior consiglio è sempre di farsi domande scomode e agire tempestivamente.

Se i problemi si rendono evidenti e chiari, l’imprenditore potrà prendere le sue contromisure, ma spesso non è così e chiedere supporto in uno stadio precoce è meglio di aspettare che le cose peggiorino. L’assenza di liquidità o i problemi di cash flow raramente si aggiustano da soli. Trovare le cause sarà di importanza vitale, così come è capire la differenza tra un mero sintomo e una causa.

Questa è una fase delicata dove un dottore commercialista specializzato potrà intervenire e assistere l’impresa in azioni che gli anglosassoni definiscono di Turnaround Management, cioè, non riguarderanno solo gli aspetti finanziari, spesso tardivi e inutili, ma solo dilatori, ma una vera ristrutturazione aziendale economica (ancor prima che finanziaria), correggendo il tiro e riportando l’impresa su una rotta di successo.

Non aspettate di ritrovarvi a gestire una crisi di liquidità quando già fioccano i decreti ingiuntivi. Questo è un GRANDE EQUIVOCO di tutti i tentativi di riforma della Legge Fallimentare, equivoco trascinato poi dentro tutte le nuove procedure concorsuali e a tutti gli altri strumenti anche extra-giudiziali oggi a disposizione delle imprese (anche del cittadino sovraindebitato): cercare di porre rimedio in una fase tarda della crisi spesso è solo un modo di ritardare la messa in liquidazione dell’impresa. I problemi vanno affrontati quando l’impresa ha ancora tanti strumenti a sua disposizione e potere contrattuale con banche, fornitori, amministrazione fiscale e previdenziale, dipendenti, e via dicendo.

Il legislatore ha comunque previsto per il futuro misure premiali di natura patrimoniale e riguardanti la responsabilità personale per gli imprenditori che proporranno TEMPESTIVAMENTE istanza di composizione assistita della crisi o l’omologazione dell’accordo di ristrutturazione del debito o il concordato preventivo o l’apertura di una procedura di liquidazione giudiziale. Ma si tratterà sempre di interventi, tempestivi rispetto alle procedure concorsuali esistenti, ma tardivi rispetto alle logiche di una sana gestione finanziaria d’impresa che sa affrontare i problemi quando sono ancora piccoli e che saprà tenere l’impresa lontana dalle secche delle procedure concorsuali.

(Continua…)

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Stadio III: Sofferenza

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Paolo Battaglia

Dottore Commercialista in Ragusa e ACA Chartered Accountant (ICAEW) a Londra

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