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Pubblicato su: “Fiscalità Estera” Rivista mensile di fiscalità internazionale.

I Principi Contabili Internazionali IAS/IFRS sono nati dall’esigenza di fornire uno standard, un linguaggio comune per fare business, un modo per rendere la contabilità aziendale comprensibile e comparabile anche fuori dai confini nazionali. Sono la conseguenza della crescita dell’internazionalizzazione e dei commerci e sono particolarmente importanti per le società che operano in più Paesi.

Gli IAS (International Accounting Standard), denominati dal 2001 IFRS (International Financial Reporting Standard), rappresentano l’ultimo punto di arrivo di un lungo processo di armonizzazione delle legislazioni contabili di tutti gli Stati dell’UE, nel tentativo di farle convergere verso il modello americano degli US GAAP, anche in considerazione del fatto che la IV e la VII direttiva CEE (in tema di Bilancio d’esercizio e di Bilancio consolidato) non sono riuscite a raggiungere lo stesso scopo di armonizzazione. In definitiva, la principale differenza tra IAS e IFRS è che gli IAS furono pubblicati dall’IASC (International Accounting Standards Committee) tra il 1973 e il 2001, mentre gli IFRS sono stati pubblicati dall’IASB (International Accounting Standards Board) dal 2001. Quindi, standard che furono stabiliti dallo IASC (il predecessore dello IASB) sono ancora in uso oggi e vanno sotto il nome di IAS, mentre gli standard stabiliti dallo IASB sono chiamati IFRS. Proprio per questa coesistenza ancora oggi di IAS e di IFRS, ci si riferisce generalmente ai Principi Contabili Internazionali con il termine di IAS/IFRS.

In assenza di un Principio o Standard o di una interpretazione che specificamente si applichi ad una operazione o a un fatto contabile, il contabile deve usare il proprio giudizio e buon senso nello sviluppare e applicare una policy di contabilità che sia sempre rilevante ed affidabile. In Italia il d.lgs. 38/2005 ha introdotto, a partire dal 1° gennaio 2005 l’obbligo di applicare gli IAS/IFRS solo per alcune tipologie societarie (ad es. società quotate, banche ed intermediari finanziari ed imprese di assicurazione). Però già l’art. 20, comma 2 del d.l. 91/2014 ha esteso la possibilità di applicare i principi contabili internazionali su base facoltativa a tutte le imprese italiane non quotate in borsa, pur mantenendo l’esclusione delle società che per limiti dimensionali rientrano tra quelle che redigono il bilancio in forma abbreviata (ai sensi dell’art. 2435-bis c.c.).

Naturalmente, questa notevole innovazione contabile sembra essere stata digerita con difficoltà dalle categorie contabili nazionali, stante la mole di norme IFRS molto dettagliate e complesse nell’applicazione pratica, oltre che per motivi strettamente legati ai costi (si pensi alle perizie e alle stime per applicare il criterio del fair value o valore equo ad alcune categorie di strumenti finanziari o immobilizzazioni). In ogni caso, gli IAS/IFRS stanno progressivamente rimpiazzando i tanti standard nazionali.

In Italia le società che non applicano i Principi Contabili Internazionali adottano per i propri bilanci quanto previsto dalla disciplina contabile nazionale (artt. 2423 – 2435-bis del Codice Civile), disciplina supportata e integrata dai Principi Contabili Nazionali, gli OIC, emanati dall’Organismo Italiano di Contabilità. In prospettiva, comunque, tutte le società dovranno adottare gli IAS/IFRS e si pongono fin d’ora, per molte società, problemi pratici e applicativi, anche in considerazione dei diversità tra contesti e obiettivi dei principi internazionali (IAS/IFRS) e obiettivi della disciplina nazionale.

(continua…)

 

Paolo Battaglia
Dottore Commercialista in Ragusa e ACA Chartered Accountant (ICAEW) a Londra

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