Sento il bisogno di esprimere tutta la mia solidarietà alla famiglia dell’imprenditore che si è dato fuoco ieri 28 marzo davanti all’Agenzia delle Entrate a Bologna.

Da Il Sole 24 Ore di ieri:

“«Ho tentato di uccidermi, voglio morire, voglio morire»… Un testimone ha spiegato: «Mi sono affacciato e ho visto una palla di fuoco». La palla di fuoco era un uomo angosciato al punto da non vedere più una possibile via d’uscita ai suoi problemi. Si sentiva ingiustamente vessato: aveva in atto un ricorso contro l’Agenzia delle Entrate (forse per una cartella esattoriale che riteneva iniqua) a cui aveva anche scritto una lettera in cui afferma di essere onesto, di avere pagato tutte le tasse. La disperazione che nasconde la speranza dietro una montagna di guai che appare insormontabile…”

Qui non si tratta di mala-politica, si tratta di “mera” mala-amministrazione, di assenza di intelligenza dietro regole lunari applicate con bovina determinazione da cinici burocrati, talvolta anche in lotta di classe (tra poveri) con contribuenti titolari di partita IVA considerati ppregiudizialmente evasori fiscali (ma non sarà questo il caso…).

Le crisi finanziarie esplodono e scompaiono con velocità. Le crisi economiche, invece, appaiono e disparvono lentamente.


Un governo può salvare l’Italia da un baratro finanziario anche in pochi giorni, basta un prestito straordinario, un congelamento delle spese, una politica di dismissioni, svendere le riserve auree (al limite). Esattamente le stesse strategie di un’impresa.

La finanza tamponatrice che è stata la cortina di fumo di governi scellerati che, anziché prendere atto di una crisi economica evidente, mandava segnali di ottimismo ottuso appartiene al passato. Parafrasando Woody Allen, non è che puoi raccontare una barzelletta al macellaio e pretendere poi che sol per questo lui ti incarti un chilo di filetto.
E far rialzare un paese che declina già dal 2006, provenendo da un periodo già non felice, non è cosa che si risolve in pochi giorni. Mettere da un lato i dolori della stretta finanziaria e dall’altra la lentezza di una auspicata crescita non è utile e non è tecnicamente corretto.

Ma in questo caso, in tutti i casi in cui sono coinvolte le agenzie di riscossione dei crediti erariali (Equitalia, Riscossione Sicilia, ecc.) c’è un evidente scollamento, un orribile orrido, tra cittadini e agenzie e istituti al loro servizio, una perdita di vista del rapporto tra Stato e Cittadino. Ha ragione Michele Serra, un fisco ottuso fa solo il gioco degli evasori che si creano un alibi…
Non è possibile far anticipare al cittadino la liquidazione di imposte su cartelle esattoriali che dopo anni di liti giudiziarie vengono ridotte drasticamente nell’importo o annullate, sempre che il contribuente non sia nel frattempo, e proprio per loro colpa, finanziariamente morto.

Nello specifico serve una camera di compensazione, un cuscinetto tra debiti erariali ed imprese in crisi che sperimentano difficoltà commerciali, perché questo è il problema. Perseguire ottusamente i crediti dalla propria mucca che è malata e che non può fare latte, uccidendola, non è né etico né intelligente, perché non ti darà mai più latte.

La lotta all’evasione è ovviamente tutt’altra cosa, che va tenuta fuori da questi altri problemi, anche e soprattutto per rispetto di questo imprenditore e di tutti gli altri imprenditori che si sono tolti la vita per senso di ineluttabile angoscia nei confronti di una amministrazione stupida e matrigna.

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