Ciao a tutti e ben trovati dopo la lunga pausa estiva (e post-estiva!).
Vediamo di riprendere le fila delle nostre chiacchiere intorno ai nostri soldi, a come li gestiamo, e a come, con il nostro lasciar correre, lasciamo cadere i loro frutti in altrui giardini.
Iniziamo con il riassumere, in parole povere, cosa sta accadendo in questi giorni di turbolenze dei mercati e se dobbiamo veramente preoccuparci per come si stanno mettendo le cose nel mondo della finanza.

Tutto è iniziato negli Stati Uniti, con le facilitazioni che il governo qualche anno fa concesse a chi intendeva acquistare una casa pur senza avere un minimo capitale di partenza (mutui fino al 100% del valore dell’immobile) o redditi congrui al pagamento delle rate (periodi di preammortamento molto lunghi). Le banche non rischiavano molto perché scaricavano il rischio del non pagamento cartolarizzando questi crediti “deboli”, cioè trasformandoli in strumenti finanziari simili alle obbligazioni e rivendendoli nel mercato finanziario all’interno di pacchetti e fondi ad altri operatori finanziari, cioè soprattutto ad altre banche, in tutto il mondo.

Nel 2007, questo giro di crediti “spazzatura”, indefinitamente spostati nel tempo, scoppiò svelando la inconsistenza di molti di questi crediti perché non restituibili. Tra l’altro apparve evidente anche la crisi dello stesso mercato immobiliare e il dilagare di situazioni di negative equity (di cui parlammo in un post precedente). Iniziò a spargersi un’ondata di preoccupazioni intorno a queste obbligazioni legate ai mutui sub-prime, ma anche alle altre obbligazioni legate a mutui più “solidi”, ingenerando l’instabilità delle borse e i traumi (vedasi per tutti il fallimnento della Lehman Bank) che stiamo conoscendo ancora in questi giorni e che non sembrano voler scomparire a breve. E’ notizia di oggi l’intervento senza precedenti del governo tedesco a garanzia del sistema bancario dell’economia più forte d’Europa.

La vera responsabilità di quanto è accaduto è, a ben vedere, del sistema di supervisione e controllo del sistema bancario americano, troppo frammentato e strutturato su più piani di sorveglianza, basato anche su una incrollabile e tutta americana fiducia in un sistema finanziario e di mercato in grado di regolarsi da solo.

In Italia lo scenario sembra essere un po’ meno cupo per via della forte prudenza delle banche nostrane che non hanno mai concesso credito se non dietro garanzie reali molto prudenti (mutui difficilmente superiori al 70% del valore dell’investimento) e di altri meccanismi imposti dalla legge al sistema bancario che sembrerebbe dover mettere l’Italia a minor rischio rispetto alle bufere che stanno investendo il mondo intero.

E’ anche da notare che le banche (estere) finora fallite sono state banche d’investimento, e non banche ordinarie che lavorano con i depositi. Queste banche d’investimento investono denari presi, a loro volta, in prestito, per cui questi istituti finanziari si ritrovano un rapporto debito/equity molto più alto delle banche c.d. “ordinarie”. Se chi presta loro denari non intendesse continuare a rinnovare loro i prestiti, queste banche si potrebbero trovare presto in crisi di liquidità. Quando poi si ritrovassero ad aver investito in obbligazioni spazzatura, come quelle legate ai mutui sub-prime, la crisi di liquidità diventerebbe anche crisi di solvibilità.

A tutt’oggi la situazione non è facilmente prevedibile, perché nulla si conosce su quanti saranno effettivamente i crediti che non verranno onorati, e, come sempre accade nei mercati mobiliari ed immobiliari, la fiducia e le previsioni delle tendenze, paradossalmente, determinano le tendezze stesse. Al momento non si è in grado di sapere quali saranno le reali perdite del sistema bancario una volta che si saranno vendute le case poste a garanzia dei crediti. Di certo si può immaginare che non saranno in grado di recuperare il capitale investito. E siccome questi titoli cartolari fanno paura (fa paura l’idea che non valgano niente o poco), tutti gli istituti finanziari e non, che in questi anni hanno investito in questi titoli, vedono il loro valore sul mercato abbassarsi preoccupantemente. Si sta generando una crisi diffusa di fiducia che sta portando imprese e famiglie a rivedere le proprie decisioni di spesa, generando le premesse di una recessione globale.

Questa è una fase in cui i problemi sembrano attenere alla sfera prettamente finanziaria, ma gli effetti sul sistema economico dell’economia reale, quella delle imprese e delle famiglie, spiegherà tutte le sue conseguenze nei mesi a venire, e si parlerà, probabilmente, con sempre più insistenza di una delle situzioni meno auspicabili in economia: la recessione…


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