In Sicilia è stata impugnata la norma sul credito d’imposta per violazione dell’articolo 81, commi 3 e 4 della Costituzione, con riferimento agli articoli 7, 9 e 14 del Disegno di legge n. 829 – Norme stralciate dal titolo “Disposizioni in materia di contabilità e di patto di stabilità regionale. Modifiche di norme in materia di sistema pensionistico. Nuove norme in materia di condizioni di eleggibilità alla carica di sindaco”.

“Gli articoli 7, 9 e 14 – scrive il Commissario dello Stato per la Regione Siciliana, Carmelo Aronica, nell’impugnativa indirizzata alla Corte Costituzionale – si pongono in contrasto con il principio posto dall’articolo 81 della Costituzione. Il legislatore regionale non può, invero, sottrarsi a quella fondamentale esigenza di chiarezza e solidità del bilancio cui l’articolo 81 si ispira e la copertura di nuove spese, come quelle previste dagli articoli oggetto del presente gravame, deve essere credibile, sufficientemente sicura, non arbitraria o irrazionale, in equilibrato rapporto con le spese che si intende effettuare”.

Quindi la spesa di 70 milioni di euro prevista per la misura relativa al “Credito di imposta” evidenziarebbe la “persistente esistenza nel bilancio della Regione di residui di incerto titolo e dubbia riscossione per importi di notevole consistenza”. Il dott. Aronica considera la prevista riduzione di 70 milioni del fondo indisponibile istituito dall’articolo 3 Lr 15/2001 non idonea a reperire realmente tale somma, anzi, “un artificio contabile privo di attendibilità riguardo all’effettiva esistenza di mezzi finanziari”.

Print Friendly, PDF & Email